Chi l'ha detto che sulla metro ci sono solo cattivi odori? Il giorno dopo la Grande Nevicata capita anche di trovare chi si lamenta dei profumi eccessivi.
Categoria: Una vita sui binari
Sono pendolare più o meno da sempre. Pendolare da metro, da bus o da treno, ma comunque pendolare.
Di persone, passeggeri come me, da quando viaggio sui mezzi pubblici ne ho incontrate tante. E un bel giorno ho deciso di mettere insieme le loro (e le mie) storie.
“Una vita sui binari”, per me è questo: storie brevi di vita ferroviaria.
Una vita sui binari #25: contrasti
Quando arrivo a Lucio Sestio, in biglietteria ci sono due alpini intenti a comparare fra loro i mitra che tengono in mano. Hanno gli occhiali, il che mi dà da pensare sui sistemi di reclutamento dei militari di carriera, da quando l'esame della vista era uno scoglio imprescindibile per indossare una divisa. Le armi non… Continua a leggere Una vita sui binari #25: contrasti
Una vita sui binari #24: sfogliatelle e funicolari (aka il quarto raduno pendolare)
Il quarto raduno pendolare: due giorni a Napoli per ritrovarsi al di fuori dei binari
In viaggio con Charley [ROMA]
Quasi si perde, nel piumino nero che la avvolge col pesante collo di pelliccia. In tasca tiene solo una mano: l’altra le serve per sostenere un libro di una vecchia edizione un po’ rovinata e due buste pesanti che lascia penzolare nell’incavo del gomito. Rilegato, stropicciato, tagliuzzato qua e là sugli angoli, il libro tradisce altre epoche, molta polvere e qualche viaggio, forse non sempre di carattere metropolitano.
La signora, nella massa di viaggiatori in attesa sulla banchina di Termini ha trovato il suo spazio. Quando la metro arriva, neppure ci fa caso. Non bada nemmeno alla scritta che compare sul display, “prossima metro: 1 minuto”, che per la nota legge pendolare dello spostamento delle masse sul primo treno utile, le garantirebbe un percorso più comodo fino a casa. Non appena il mezzo si ferma e le porte si aprono proprio davanti a lei, la lettrice accende i suoi radar pendolari. Per…
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Il seggio vacante [ROMA]
Triste. Impossibile definire diversamente la lettrice seduta sul trenino diretto a Piazzale Flaminio, avviluppata su se stessa come se contenesse in sé tutto il dolore del mondo. Gli angoli delle bocca piegati verso il basso, uno sguardo profondo e corrucciato, la tapina legge, giocherellando con il segnalibro che arrotola tra le dita. All’improvviso, la signora in piedi accanto a lei la urta involontariamente. La ragazza si stizzisce e si tira su di scatto: sbuffa e salta sul sedile di fronte, rimasto vuoto, poi torna ad immergersi nella sua malinconia.
Non nota, l’angosciata fanciulla, che proprio accanto a lei un’altra signora – in modo decisamente meno involontario – sta facendo uso di uno strano aggeggio per curare nel profondo l’igiene delle sue unghie, lasciandone cadere i rimasugli in una bustina adatta all’uopo. La ragazza sembra non farci caso e tossisce sconsolata il suo dolore e i residui della sua influenza. Il…
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Una vita sui binari #23: la terza gita pendolare
Si era detto: la terza gita dei blogger pendolari sarà all’ombra der Cuppolone. Ecco perché, quando ho risposto alla terza chiamata alle armi da parte dell’ormai nota e solerte Pendolante, il mio primo pensiero da premurosa padrona di casa è stato il seguente: “Non potranno resistere al fascino di un’ottobrata romana”. Chiunque ne abbia vissuta… Continua a leggere Una vita sui binari #23: la terza gita pendolare
LM Stories #1
Fermata di Barberini (metro A). Mercoledì pomeriggio, ora di punta.
Come ogni pomeriggio di ogni giorno feriale, la metro che arriva è una scatoletta di tonno ripiena di livore, da cui i passeggeri, all’apertura delle porte, lanciano sguardi misti di odio e supplica a chi aspetta sulla banchina. Seguono abbordaggi al vagone in stile pirata, in cui non si risparmiano calci e levate di metaforici scudi. Qualcuno protesta, qualcuno rinuncia, qualcuno riesce nell’impresa. Le porte si chiudono a fatica, il conducente minaccia gli astanti con un apollineo “aho, si nun ve levate qua nun partimo!”, finché il treno del dolore non si infila nella galleria, lasciando a terra i meno coraggiosi.
Nel turbinio di odio che imperversa lungo tutto il percorso della banchina, c’è una donna di una calma placida. Non si avvicina al vagone in sosta, restando in disparte in attesa del Grande Miracolo della Metro Vuota…
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